L'angolo, la nostra creatura

L'impresa di squadriglia per la ristrutturazione dell'angolo, raccontata da Martina.

 Allora, eccoci finalmente a inaugurare l'angolo. È stato un percorso lungo il nostro, una strada tortuosa, piena di irregolarità.

Definirei questo angolo un simbolo della nostra crescita. Quando è iniziata la sua ideazione, era solo un castello per aria, e noi vedevamo le differenze come ostacoli insormontabili. Qualche volta sembravamo pezzi incompatibili di vari puzzle, che un bambino distratto avesse mischiato alla rinfusa.


Poi però è andata meglio. La prima traccia di ristrutturazione è stato lo scartavetrare le pareti. Mentre si scartavetrava ci si conosceva, chiacchiere soffuse nell'aria polverosa. A volte erano cose serie, a volte meno. Successivamente, la pittura delle pareti. Le pennellate veloci, la vernice che ci macchiava. Tornavamo a casa come imbianchine, e le nostre madri ci avrebbero volentieri messe in lavatrice. Poi i disegni sulle pareti. Si trattava di rappresentare lo spirito della squadriglia e niente pareva adatto.

A volte, in balia del perfezionismo, cancellavamo tutto e di quelle linee tracciate con tanta cura non rimaneva niente. Ci rassicuravamo, ci incoraggiavamo, ridevamo degli errori e ci spronavamo a fare di meglio.


Linci composte da arabeschi e intrecci prendevano vita sulle pareti, figlie delle nostre menti. Occhi espressivi ci squadravano dalle pareti, l'espressione fiera dell'indomabilità di quegli animali. Noi le guardavamo, asciugavamo il nostro sudore che ci imperlava le fronti, promettevamo alle risate rimaste incagliate nella gola di uscire, quasi un canto liberatorio.

Perché in quei momenti saremmo state capaci di ogni cosa. Poi venne il momento di pitturare panche, casse e tavolo. I colori si mischiavano in sfumature esotiche, che sembravano provenire da una dimensione onirica.


Ogni tanto c'era anche tensione. Qualche tono un po' più alto, qualche broncio. Ma abbiamo superato anche questo. Poi i dettagli. Tracce di noi, da lasciare, indelebili segni del nostro passaggio. E si erano fatte più rare, le chiazze di colore che riportavamo a casa.

Poi sorrisi. Ce l'abbiamo fatta. Commozione finalmente. Poi l'angolo composto, il tavolo fissato, e noi a guardarlo, orgogliose. L'angolo, la nostra creatura, era lì, materializzatosi dai nostri sogni. Ora resta solo un nastro rosso da tagliare, prima di inaugurarlo.


Facciamoci un applauso, Linci. Perché tutto l'impegno di questi mesi non è stato vano. Perché ce l'abbiamo fatta. Perché siamo state forti. Fortissime.

Martina

sq. Linci

Impresa di squadriglia: seconde, con onore

18 Gennaio 2015


Cari lettori,

Oggi, dopo tanto lavoro, i risultati. Noi eravamo i ritratti dell’attesa.

Siamo venute mezz’ora prima, a batterci in una lotta Linci VS Tavolo dispettoso. Abbiamo avuto la meglio su di lui e sull’Attaccapanni che non voleva saperne di stare sul muro.

Poi sono arrivati tutti gli altri. Ed ha avuto inizio l’osservazione degli angoli.

Eravamo in quadrato, e ogni squadriglia veniva chiamata a condurre nel proprio angolo i capi squadriglia delle altre squadriglie e i capi reparto, che avrebbero dovuto giudicarlo in vari ambiti.

Noi siamo state le prime (quella che si definisce Dea bendata, la Fortuna, non ci ha assistito).


Siamo entrate nel Reparto e ha avuto luogo la nostra presentazione. Poi abbiamo tagliato il nostro nastro rosso. E ci siamo fatte da parte per fare entrare gli altri. Ascoltavamo i commenti con orecchie attente, espressioni di muta speranza impresse sui nostri visi. Poi d’un colpo finì. E noi ritornammo fuori con gli altri.

Altri dopo di noi varcarono la soglia di quel luogo. Nel frattempo eravamo lì fuori. Ansia. Ancora. Una alla volta osservammo le altre squadriglie entrare, passi cadenzati ed espressioni speranzose dipinte in volto. Per poi ritornare. Aspettavamo i risultati.


“Dopo la messa” ci sentimmo annunciare.

Avete presente un condannato a morte a cui viene rimandata l’esecuzione della pena, quando lui era assolutamente certo che sarebbe stata compiuta tra qualche istante? Beh, le facce dell’intero Reparto erano quelle. Uno spettacolo, gente. L’Urlo di Munch al confronto era un’allegra pastorella dedita a raccogliere margheritine, con sopra un cielo blu che più blu non si può. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Quindi andammo a messa. I nostri passi rimbombavano sull’asfalto. Se non altro si sarebbero potute fare le ultime preghiere.

E la messa trascorse. Canti, preghiere e Letture si susseguirono veloci, fino a che non ci fu il fatidico “andate in pace”.

Ovverosia (almeno per un po’ di gente): andate al patibolo. Vedete quel bellissimo cappio? Sì, l’attesa lacerava.

Poi (shock) ci annunciarono che avremmo prima giocato a Palla Bastarda. In quel momento il suo aggettivo era davvero idoneo. Proprio.


Giocammo. Inutile dire che nel momento in cui una Lince prese la palla, fischiò la fine del gioco. La suddetta lince (proponendosi di appendere un “corno scaramantico” in casa) ridette la palla. Rientrammo nel Reparto. E annunciarono i risultati. I Puma avevano vinto il derby. Linci seconde. Per sette punti.

Sapete quale fu il premio per la squadriglia prima qualificata? Seppero che era fare un autofinanziamento cucinando per dei capi, per racimolare soldi per riempire il fondo cassa. Avete presente il ghigno di Lord Voldemort? Se avesse visto quelli di noi Linci sarebbe andato a fare il pescatore di lucci. Perché le Linci incassarono con eleganza, brindando al secondo posto con acqua frizzante.


Poi ci fu la fiesta. Tra pandoro al cioccolato e torta di mele, si mangiò allegramente. L’atmosfera era festosa, e si ignorò bellamente la classifica. O forse. Furono esposte le tabelle di voto, a cui noi demmo un’occhiata. In fondo, la nostra autostima non aveva subito gravi spregi. Sette punti. Bazzecole.

Cari lettori, questo è quanto accaduto.

Una zampata affettuosa,

le Linci

Tra pennelli, rulli e cacciaviti

17 gennaio 2015


Cari lettori,

oggi, dopo una full immersion di 4 ore nel nostro bellissimo angolo tra pennelli, rulli, tempere, coloranti e cacciaviti, abbiamo finalmente portato a termine l'impresa.
Sì, un po' faticoso lo è stato e, dopo essere partite con la convinzione di poter fare tutto con calma, ci siamo ritrovate a dover sacrificare i nostri sabato pomeriggio (va be', era solo uno, ma così fa più scena).
Ed ora, sconvolte e macchiate anche negli angoli a noi nemmeno noti, che manco se ci fossimo immerse in una piscina di vernice, abbiamo quasi le lacrime agli occhi :')
Gli inconvenienti non sono mancati con scritte sbavate, linci dal muso verde(!), smalto che non vuole sapere nulla di asciugarsi e tavoli disobbedienti...
Tuttavia, non possiamo che essere soddisfatte del nostro angolo di sq., poiché la nostra fatica è stata ricompensata, ed è tutto bellissimo (siamo obiettive eh!)

Una zampata affettuosa,

le Linci